La polemica di Pievani e Mancuso su scienza e religione.

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Guidodep
view post Posted on 17/6/2014, 16:30 by: Guidodep
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Il discorso sul ruolo di Ratzinger in effetti è interessante. Purtroppo lo scritto a cui accenna Marco (penso sia "Dio salvi la ragione" con interventi di Ratzinger, Glucksmann e di altri) non ce l'ho e nemmeno l'ho trovato in rete …se qualcuno avesse più fortuna.
Di quelli segnalati da Eduardo, l'Anonimo Contro Ratzinger c'è anche su Scribd (http://it.scribd.com/doc/35842065/Anonimo-Contro-Ratzinger); il terzo Lo strano illuminismo di Joseph Ratzinger parrebbe scaricabile su http://blog.libero.it/njoanieross/12828192.html, ma io non c'ho provato.

Ne approfitto anche per segnalare un assai più modesto intervento del 2011 (www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=40372) di Costanzo Preve (autore di non facile collocazione teorica), in cui, come fa anche Marco, difende in modo apparentemente sorprendente Ratzinger dalle critiche degli scientisti e soprattutto da quelle di Umberto Eco (definito "un brillante e superficiale rètore, che supplisce alla mancanza di profondità con un fuoco d’artificio di erudizione" …ruggine fra piemontesi). E' un intervento un po' sommario e scritto con la solita prosa arruffata, ma (anche qui come al suo solito) pieno di spunti interessanti e di cose che si vorrebbero capire meglio; tra l'altro tira in ballo anche Pievani e Mancuso.
Non posso esser sicuro di seguire gli argomenti di Preve in tutte le loro pieghe. Però mi sembra chiaro che quel che ammira in una figura come Benedetto XVI sia, al di là di idee religiose e filosofiche che non condivide, la sua capacità ed il suo coraggio di affermarle comunque dinanzi al secolo ostile (un coraggio tanto eroico, aggiungerei, che poi alla fine s'è dimesso esausto). Probabilmente anche questa ammirazione potrebbe derivare indirettamente dal progetto filosofico proprio del postmarxismo di Preve, cioè il tentativo di mettere in primo piano la capacità autoassertoria "fichtiana" del soggetto che si impegna ad affermare una propria verità pur sapendo in cuor suo che non è altro che una delle tante possibili.
Non so se anche la simpatia di Marco abbia la stessa radice. Per parte mia sono idee che parzialmente condivido, per quel che vale, ma non ho mai capito, nonostante abbia letto abbastanza di Preve, perché non abbia mai voluto metterle giù in modo più chiaro e brutale, come suo costume. In fondo era uno schema già chiaro in Weber e in Schmitt: l'uomo è un essere sradicato, circondato da una natura indifferente e da un universo per il quale è meno che nulla. Questo invece di toglierci il diritto o il motivo per imporre la nostra soggettività, è proprio ciò che la libera e le dà paradossalmente un valore più alto. Era peraltro quello che aveva detto anche Nietzsche. Ma Nietzsche intendeva infantilmente tale soggettività come singolo individuo in carne ed ossa. E così finiva per partorire nel migliore e più raro dei casi un Gabriele d'Annunzio (sia detto con tutto il rispetto per il grande poeta) e nel peggiore e quasi universale dei casi, il piccolo borghese egoista concentrato solo sulla centralità sottoomistica del suo ventre e del suo organo genitale. Weber, Schmitt e anche Preve (giusto per lasciare in pace Hegel) facevano invece riferimento alla soggettività collettiva di natura politica, che è discorso di ben altra, drammatica serietà; non per nulla Preve dal pensiero comunista si è poi avvicinato a quello comunitarista.
Può darsi che semplicemente non abbia letto con sufficiente attenzione Preve. Però davvero mi sembra che tutto porti lì, compreso appunto il discorso, cui accenna anche Marco, della deriva consumistica che sta svuotando ogni tipo di soggettività politica e sostituendo la Nazione con la Nazionale. Il mio sospetto è che, siccome sono idee che rischiano di portare ad assai "cattive compagnie" (già il nome di Carl Schmitt dice tutto), anche Preve, nonostante la sua libertà di parola, non se la sia sentita. Si sa, una cosa è tirare in ballo un Nietzsche o uno Schmitt in un discorso bello chiaro chiaro, e altro è farlo fra le virgolette e i trattini di un saggio alla Cacciari.
Ma magari, ripeto, sono io che ho equivocato. …Forse potrei ricorrere ai saggi di Diego Fusaro, non so (ma anche lì dovrei capirci qualcosa).
In ogni caso certe posizioni di Pievani, che sto cercando in questa discussione di esaminare, hanno molto a che fare con questi problemi; lo stesso Preve con la sua lucidità finisce per rilevarlo. Cercherò di seguire questa traccia per quel che mi riesce.

Chiudendo approfitto dell'occasione per ricordare ancora una volta Preve, questo intellettuale così atipico e spesso anche così sconclusionato ma che era anche così capace di far pensare e, a volte – mirabile a dirsi - di far capire. Da un certo punto di vista un vero Socrate per i nostri tempi. Ma, naturalmente, non c'è più...

Edited by Institor - 11/4/2015, 13:56
 
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