Agostino e la prostituzione.

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view post Posted on 17/1/2014, 15:25
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Visto che l’argomento che ha attirato l’attenzione di Paolo1499, ha sempre incuriosito anche me, ho colto l’occasione per leggere (in gran parte per la prima volta) alcuni testi per cercare di capire anch’io quale fosse la posizione complessiva su certi argomenti relativi alla sessualità di un personaggio come Agostino che indubitabilmente è uno dei casi psicologici, e spesso psichiatrici, più interessanti della storia umana. Ho evitato la letteratura secondaria per non impelagarmi in una ricerca senza fine.
Premetto che non ho letto questi testi per vedere se trovavo la frasettina isolata al caso mio per buttarla tra i piedi di Paolo e cercare di fare bella figura. Sarebbe stata una fatica quasi del tutto sterile anche per me. Oltretutto per nessun grande filosofo una sola ed unica citazione può mai bastare in via di principio, e meno che mai per un Agostino che di proposito utilizzò spesso la mole spropositata dei suoi scritti per dissimulare e mimetizzare, per così dire, le proprie difficoltà teoriche. Oltretutto leggere solo i testi specificamente dedicati al tema nemmeno potrebbe mai essere sufficiente perché su ogni grande questione, e certamente quella della sessualità è delle due o tre capitali del suo pensiero, Agostino poi ritorna di continuo, e bisognerebbe certamente poi distinguere anche a seconda dell’epoca dei vari scritti in quanto c’è stato indubbiamente un Agostino più radicale ed uno più istituzionale. E infine lui stesso scrive: “riconosco che la questione del matrimonio è oscurissima e intricatissima. Né oso sostenere di avere finora spiegato tutti i suoi risvolti in questa o in altra opera, o di poterli da questo momento spiegare, se ne venissi sollecitato.” (I connubi adulterini, I 5 32).
Comunque, pur con tutte queste limitazioni, mi sembra di poter dire che effettivamente la tesi esplicita che per gli uomini sposati la frequentazione di prostitute – se il sesso è a solo scopo di piacere – possa essere preferibile ad un legittimo rapporto matrimoniale con la propria moglie – se questa magari è una pudica verginella che preferirebbe limitarsi al solo e unico scopo riproduttivo - io personalmente non l’ho trovata. Quindi nella semplificazione che avevo fatto su Scribd, sbagliavo.
Anzi dice più volte che il corpo della moglie appartiene al marito – e viceversa – intendendo quindi che anche se uno dei due coniugi cerca palesemente più il piacere sessuale che la sola riproduzione, l’altro deve accondiscendere. Scrive per esempio: “ai coniugi è perdonato un certo eccesso nell'esigere vicendevolmente il loro debito.” (Dignità del matrimonio, I 11 12)
Tuttavia sembra fare un’eccezione a seconda delle diverse pratiche con cui questo piacere viene ricercato. Adesso non sto a sottilizzare visto l’augusto contesto di un forum filosofico in cui ci troviamo, su quali possano essere queste pratiche. Potrebbe anche non essere solo la sodomia, ma, visto anche la dottrina successiva, anche qualcosa di assai più ordinario, per dir così, e dai Romani peraltro altamente apprezzato, ma lasciamo perdere. Mi pare comunque di poter desumere, anche se non è detto apertis verbis, che in questo caso la moglie può rifiutarsi di soggiacere e mandare in pace il perverso da una prostituta; scrive infatti “se un uomo vuole usare del corpo della moglie in maniera non concessa dalla natura, la moglie è più colpevole se permette che questo avvenga su di sé che su un'altra. (...) la pratica contro natura è esecrabile in una meretrice, ma ancor più esecrabile in una moglie.” (I 11 12). A sua volta questo marito disturbato deve certamente indirizzarsi verso una soluzione mercenaria, in quanto “è peggio violare il matrimonio altrui, che avere rapporti con una meretrice.” (I 8 8). Se uno poi volesse sapere delle successive vicende di questo sessuomane incallito alle prese con tali problematiche, non c’è che da rimandare alle Confessioni del medesimo Agostino.
Probabilmente è a passi come questo che si riferiva il testo di Rossiaud. Può darsi, anzi è certo, che nei secoli successivi le necessità della casuistica di giustificare qualunque cosa con qualche pecetta di citazione, abbia condotto a desumere da luoghi come questi l’idea che Agostino avesse di tali opinioni in qualche modo particolarmente indulgenti verso la prostituzione (tanto poi chi andava a spulciare 200 volumoni).
Però, ripeto, in effetti nel complesso mi sembra che abbia ragione Paolo (non il santo, ma 1499) a dire che in Sant’Agostino prevalga nettamente l’idea di Paolo (il santo) secondo cui il matrimonio è ordinariamente utilizzabile anche a scopo “ludico” se per “vie naturali” e a questo anche l’altro coniuge deve sottostare e non spedire il marito da una prostituta, anche se il marito è parecchio esigente. Resta quindi solo il dubbio relativamente al caso che questo tale marito sia totalmente imbizzarrito.
Il luogo più esplicito mi sembra questo, dal De bono coniugali:
viene concesso sotto forma di indulgenza [cioè ammesso ma non approvato, peccato veniale diciamo] solo quell'atto coniugale che avviene per l'incapacità di contenersi invece che al solo scopo di procreare, e talvolta addirittura senza lo scopo di procreare; (...) Certo essi ci verranno perdonati, solo se non sono così eccessivi da ostacolare i momenti che devono essere riservati alla preghiera, e se non sono stravolti da abitudini contro natura. (...) Dunque solo l'unione carnale indispensabile per generare è incolpevole ed essa sola appartiene alle nozze. Quella che va oltre tale necessità, obbedisce ormai alla libidine, non alla ragione. Eppure è proprio di chi riveste lo stato coniugale non esigere [scil. rifiutare], ma concedere al coniuge questa unione, perché egli fornicando non cada in peccato mortale. Se poi entrambi i coniugi sono soggetti a tale concupiscenza, il loro comportamento non è certo quello proprio delle nozze. Tuttavia, se nella loro unione coltivano piuttosto le pratiche oneste proprie del matrimonio che quelle disoneste ad esso estranee, ciò viene loro concesso per indulgenza sull'autorità dell'Apostolo; (...) Condizione indispensabile è però che i coniugi non distolgano da sé la misericordia del Signore, (...) pervertendo la pratica naturale in quella contro natura. E questa colpa tra coniugi è ancora più condannabile.” (I 10 11)

Come si vede, e non lo fa certo solo qui, procede dando un colpo al cerchio e uno alla botte.
…ma nel complesso direi che ha vinto Paolo ai punti. Comunque se troverò materiale per una rivincita l’aggiungerò.

In ultimo mi permetto di osservare che le traduzioni che ho citato, e che sono prese dall'edizione delle Opere complete di Agostino presente in rete, non mi sembrano sempre prive di inesattezze, almeno a quel che mi pare. Nella traduzione precedente, per esempio la frase "Et hunc tamen non exigere, sed reddere coniugi, ne fornicando damnabiliter peccet, etc.." è tradotta "è proprio di chi riveste lo stato coniugale non esigere, ma concedere ...etc." Secondo me - sbaglierò - ma Agostino usa il verbo 'exigere' nel senso originario di 'respingere, allontanare, negare' e non di 'esigere'. cfr.http://www.augustinus.it/latino/dignita_matrimonio/index.htm. Mi rendo conto che rifare le bucce all'Opera completa di Agostino è una bell'impresa, però, quando il senso è compromesso....
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Edited by Institor - 10/4/2014, 11:41
 
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view post Posted on 18/1/2014, 20:16
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Anch’io mi sono chiesto cosa intendesse Agostino su quel punto, cruciale, delle pratiche contro natura riguardo alle quali la legittima (per quanto bisognosa di indulgenza) ricerca del piacere fra coniugi diviene invece peccato mortale. Proprio in quel caso infatti Agostino dice che la moglie può legittimamente rifiutarsi di sottostare, anche a rischio di spingere il marito verso una prostituta, che era la questione su cui discutevo con Paolo1499. Parrebbe abbastanza scontato che si alluda alla sodomia. Scrive per esempio: “anche quando uno si unisce con quelle membra a una prostituta, ne fa un uso naturale, anche se non lodevole, ma colpevole. Se uno invece si unisce anche al proprio coniuge in una parte del corpo non destinata alla generazione, commette un atto contro natura e obbrobrioso.” (De nupt. II 20)
Tuttavia la sodomia era una problematica più legata all’omosessualità, che non al rapporto eterosessuale. Anche se, come ancora sosteneva Pasolini pochi anni orsono, la pratica poteva avere anche valenza anticontraccettiva (contro cui Agostino si scaglia per esempio in De nupt. 1 15). Ma qui veramente si va troppo nelle ipotesi.
Ciò detto, e conoscendo che anche il sesso orale era assai praticato dai romani (basta leggere Marziale o farsi un giro a Pompei) - anche in virtù del loro lodevolissimo amore per l’acqua e i bagni frequenti - non credo che Agostino potesse far l'ingenuo al proposito (...proprio lui poi!). E d’altra parte basta leggere passi come il seguente per capire in che modo Agostino concepirebbe l’atto sessuale legittimo fra coniugi: “di quel male della concupiscenza l'uomo si serve senza esserne sopraffatto, quando la frena e la reprime nel momento in cui arde con movimenti disordinati e indecenti e le allenta un poco le briglie per farne uso soltanto in vista della procreazione, per generare secondo la carne coloro che dovranno essere rigenerati secondo lo spirito, non per sottomettere lo spirito alla vergognosa schiavitù della carne.” (De nupt. I 8) Cioè in pratica, e non solo qui, Agostino ammette che l’eccitazione sessuale sia indispensabile perché altrimenti non c’è erezione e nemmeno eiaculazione, e quindi nemmeno riproduzione. Però nello stesso momento in cui l’uomo si eccita, bisogna anche che reprima e freni i “movimenti disordinati e indecenti” limitandosi ad “allentare le briglie” giusto quel pochino che è strettamente indispensabile... Sono i contorcimenti mentali di una concezione che voleva fare di una qualsiasi specie animale sottoposta come tutte alle regole ordinarie della biologia, una sorta di angelica stirpe di origine divina. Follia che ancor oggi non è spenta…
In ogni caso parrebbe proprio da escludere che Agostino possa comprendere in un quadro simile anche il sesso orale o qualunque altra concessione al puro piacere. Tuttavia a questo punto è indubbio che la posizione agostiniana sarebbe stata assai più rigorista e questo avrebbe spostato di molto la questione, anche perché egli parlava non ad ignorante uditorio medievale, ma aveva come interlocutori soprattutto l’élite ancora interiormente pagana o recentemente convertita, alla quale non poteva somministrare a cuor leggero norme sessuali troppo rigide (De nuptiis è per esempio dedicata ad un alto funzionario militare). Gli antichi si sa erano dei gaudenti, e Agostino stesso ne aveva fatte di tutti i colori in gioventù. Insomma, la mia impressione generale è che, come spessissimo fa, si lasci aperte un po’ tutte le vie e sulle questioni più spinose cerchi di evitare di scendere troppo nei dettagli e non soltanto per pudore. Noi però siamo maliziosi e giustamente ci interroghiamo per minuto, per esser sicuri del paradiso…
Questo almeno per quel poco che posso aver letto io delle opere di Agostino, ma sicuramente ci sarà chissà quanto d’altro; Agostino era un causidico, intelligentissimo, capace di spaccare un capello in cento parti.

Per quanto riguarda infine Wikipedia ne faccio spessissimo uso, anche se sempre con un po’ di cautela, ed ho perfino dato qualche modesto contributo pecuniario. Però non ho mai partecipato alla redazione o correzione dei testi perché sono alquanto negato in materia tecnica e non m’andava di leggere istruzioni. E …ahimé non penso che lo farò in futuro. Ma la rete offre mille risorse, forse troppe e, come ha detto tante volte Eco, il suo problema comincia oramai ad essere quello di eliminare i contenuti stupidi.
Spero d’averti risposto. Ciao.

Edited by Institor - 26/1/2014, 13:10
 
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LNDDQ
view post Posted on 18/1/2014, 22:47




È solo la definizione d' "uso corrente" del treccani che è relazionata all'omosessualità*... e come si può presentare dal mio messaggio soprastante non la 'considerai neanche'.
ai 'miei fini' (perchè plurale??mah..) è più 'funzionale'/'utile' la 'definizione' del dizionario storico dell'inquisizione (non ne scannerizzai la pagina poiché non volevo rovinare la legatura)...
per il "sai nei dettagli molto meglio di me" non so qual'è 'l'unità di misura', e 'se è'... inoltre lessi solo la definizione del treccani e la voce del 'd.s.i.'**

comunque grazie della risposta... ingnoravo dell'apprezzamento del sesso orale da parte dei romani... solo romani o anche romane??

per wikipedia potresti anche tu "eliminare i contenuti stupidi"... basta cliccare su "modifica sorgente"... fare la modifica inserire come nota tra i "ref" le fonti con i "template" appropriati*** cliccare su "visualizza anteprima" e se è 'come la si vuole' cliccare "salva la pagina".
comunque eco durante la presentazione di storia delle terre e dei luoghi leggendari a che tempo che fa 'disse'/presentồ che consultò anche wikipedia per la composizione del testo.


*della quale si potrebbe anche dire che ognuno e omo-sessuale in quanto del suo stesso, che ogni alterità° sessuata ad esso è una etero-sessualità, che ogni rapporto erotico con se stesso è un rapporto omo-erotico che ogni rapporto erotico con un'alterità è un rapporto etero-erotico... e similia
** non è un dizionario treccani dizionario storico dell'inquisizione (nota meramente 'informativa')... non vi sono presenti ne la 'voce' "prostituzione" ne "meretricio"
*** http://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Tem...citazione_fonti

° ovviamente non in un' 'ottica'/'paradigma'/'sistema di riferimento' assai molto solipsistica...in cui l'"altro"/'alterità" non è ... cosa che non so se sia possibile

Edited by LNDDQ - 23/1/2014, 02:18
 
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view post Posted on 18/1/2014, 23:49
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Ma sinceramente il Dizionario storico dell’Inquisizione non lo conosco; leggo online che è un’opera monumentale e molto qualificata; peccato che non la puoi condividere, ma capisco che certe opere le si trattino con più riguardo. Comunque dalle pagine che hai messo online mi sembra di desumere che in quel caso si parli soprattutto della sodomia come generale metafora della depravazione umana e della sessualità degenerata. Invece la questione qui era più legata alla morale matrimoniale strictu sensu. Insomma, detta in due parole, prima pensavo che in Agostino era l’orrore per la concupiscenza che prevaleva alla fine anche sul valore istituzionale del matrimonio. Ma in effetti mi sono dovuto ricredere, almeno nei testi che ho letto è molto più moderato, molto meno “gnostico”, per così dire; anche se in certi luoghi, ma minoritari, indirettamente conferma quanto pensavo. Comunque non ci avventuriamo troppo in queste disquisizioni, e tantomeno in quella sui romani e sulle romane …che domande fai??
Infine per quanto riguarda l’opinone di Eco, si riferiva non a Wikipedia, ma in generale a tutto l’universo internettiano che oramai straripa di sciocchezze, da cui nessuno è immune. Comunque ti segnalo il link di una sua interessante intervista proprio a questo riguardo. Video Ciao.
 
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Paolo1499
view post Posted on 26/1/2014, 01:02




Ciao amici, ciao Marco e Guido,
scusatemi per il ritardo e per la scarsa possibilità di partecipazione. In un altro momento e in un'altra situazione sarebbe stata mia grande gioia partecipare attivamente e con passione. In questo periodo non posso proprio, rubo già ore al sonno e ad altri doveri primari.

In questa breve comparsa, motivata innanzitutto dalla stima e simpatia per voi, non entro nel tema storiografico del pensiero di Agostino. A chi volesse approfondire davvero Agostino consiglierei la lettura delle magnifiche introduzioni firmate da Agostino Trapé che accompagnano l'edizione principe dell'Opera Omnia degli agostiniani (sarebbe bello che i digitalizzatori le estraessero tutte per comporre una vera Summa esaustiva sul pensiero del nostro...).

Quello che voglio fare qui, brevissimamente, è invece accennare al tema della cosiddetta sessuofobia cristiana e filosofica in generale e dire qualcosa un po' controcorrente (per lo meno vi divertirò).

La chiesa contemporanea ha estremamente edulcorato la faccenda, soprattutto per andare incontro ai propri fedeli. Non totalmente, perché non può cancellare il punto di partenza che è quello paolino cui accennavo su scribd. E' meglio non sposarsi ma se proprio si brucia allora si prenda moglie, o come ripetuto diversamente nei Corinzi: "...è cosa buona per l'uomo non toccare donna; tuttavia, per il pericolo dell'incontinenza, ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito".

E' una visione completamente negativa della sessualità, più vicina a certo neoplatonismo e gnosticismo, nonché successivamente al catarismo, che alla cultura ebraica (questo è anche il motivo per cui alcune correnti cattoliche contemporanee - neocatecumenali - vorrebbero epurarsi dalla componente greca a favore di quella ebraica, più positiva verso una prolifica sessualità).

Ma questo è discutibile e non è importante e, ancora, non è il punto del mio intervento.

Eccolo, invece, il punto:

La cosa curiosa è il "frame" di partenza quando si discute di queste cose. Il frame di partenza è che si parla del problema di come e di quanto questi o gli altri fossero sessuofobici dando per scontato che sia qualcosa di negativo. Sembra un processo in cui il reato e la pena sono già stabiliti e non rimane altro che appurare se il reato sia stato compiuto.

Io contesto la giuria e la legge in nome del quale si fa il processo. Della difesa non mi potrebbe interessare di meno. Non riconosco il tribunale e la sua sovranità sul punto principale, ossia la legge che vorrebbe imporre: Cioè che si debba avere una considerazione positiva della sessualità.

Esatto. Io condivido in pieno il disdegno per la concupiscenza e la sessuofobia antica e non mi piace la contemporanea approvazione o addirittura adorazione della sessualità. Mi ripropongo di tornare presto, per vostro divertimento, a motivare la posizione con le argomentazioni e il tempo che merita. Intanto, però, un vaticinium.

Si tornerà presto ad un diffuso disprezzo per la sessualità. I tempi sono maturi.
Dobbiamo ringraziare diversi fattori:

1) il fatto che sempre più giovani abbiano potuto sperimentare sesso e vita di coppia in modo libero e assaporarne i frutti. Coloro che sono vissuti prima degli anni 70 potevano idealizzare la sessualità soprattutto perché era loro proibita, era immaginazione. Freud fu brillante quando "celiava seriamente" sull'accoppiamento come rimedio insufficiente all'onanismo. La generazione precedente ancora soggetta a proibizioni sentiva questo scarto freudiano e lo imputava alle regole sociali ereditate. Ora si sta invece realizzando chiaramente che Freud aveva ragione. Rimane solo l'ultimo passo per andare oltre. L'accoppiamento è un rimedio insufficiente all'onanismo ma l'onanismo stesso è una schiavitù e una dipendenza, una addiction. A che cosa ? Viene il secondo punto...

2) L'evolutionary psychology sta diventando un meme di massa, il neodarwinismo non è più limitato all'accademia ma spopola su youtube. Nella inevitabile degradazione e stravolgimento che una teoria scientifica subisce quando diviene consapevolezza di massa, rimane il fatto che ora il ragazzo non corrisposto o sfortunato in amore non pensa più che Cupido riservi la sua freccia per chi lo meriterà, ma per lo meno diviene consapevole del processo di mating selection, che è interpretato subito come mercato, che costituisce la base di cui l'amore romantico è pura sovrastruttura. E non solo l'amore romantico. La stessa pulsione sessuale è semplicemente il dictat di ormoni e prima ancora di geni. E se invece che al proprio corpo getta il proprio sguardo alla società non vi vede più fini comuni, solidarietà, ma una gerarchia sociale, il pecking order di Thorleif Schjelderup-Ebbe. Vede una struttura piramidale in cui ognuno è intento ad occupare piani più alti perché sono quelli che conferiscono accesso alle risorse materiali e sessuali. Il concetto stesso di potere politico e di storia politica divengono espressione di questa gerarchia biologica e lotta genetica, come descritto dalla Betzig ( http://laurabetzig.org ).
Ci si ricorda della vecchia idea marxiana di base e sovrastruttura ? Bene o male era arrivato al popolo e diventato di moda per un cinquantennio. Il disprezzo della borghesia e la liquidazione di tutto il pensiero come sovrastruttura della base economica. Non è morto il concetto, si sta spostando, la base diventa quella genetica e tutto il resto è sovrastruttura della realtà biologica. Dal neodarwinismo al riduzionismo la contemporaneità è pervasa dalla tensione di ridurre ogni sovrastruttura alla base biologica, biochimica, neuronale. Una sovrastruttura emanata dal mondo fisico e che sovrasta come Matrix le esistenze dei singoli, e li inganna, proponendo le sue maschere sotto le apparenze più semplici: Le apparenze di diritti sociali o di amore .... E viene il terzo punto

3) E sono questi diritti sociali, il ridicolo diritto al lavoro decantato in costituzione, l'illusione del wellfare, della solidarietà, ad andare in frantumi in questo periodo. Insieme l'informazione di massa mette in evidenza il cinismo e la durezza della vita in ogni suo aspetto. Mette in evidenza di come i nostri democratici leader non abbiano scrupolo di fare e alimentare guerre, mette in luce come noi stessi in fondo siamo sempre stati più preoccupati del proprio benessere e non certo di quello di popoli lontani che ora invece sono vicinissimi, perché il mondo è diventato piccolissimo. E fanno così, facciamo così, perché assoggettati a quella base naturale e biologica che è senza pietà, senza riguardi. Adesso finalmente anche i ragazzini possono capire e sentire le parole di Nietzsche: "Immaginatevi un essere come la natura, dissipatrice senza misura, indifferente senza misura, senza intenzioni e senza riguardi, senza pietà e giustizia, fertile e deserta e incerta al contempo, immaginatevi l’indifferenza stessa fatta potere". Quel potere che crea sovstratture, le maschere, manipola gli esseri viventi imponendo loro impulsi, esigenze biologiche e illusioni fantastiche, tutto per i suoi non-fini. Non importa che il brano sia estrapolato da un contesto diverso, quello che importa è che questo è ciò che ora sente anche la massa ... ed è questo potere mostruoso la base che crea, come sovrastruttura e quindi inganno, le illusioni dei diritti, le illusioni delle ideologie, e persino le illusioni più care dell'amore. E' la nostra un era che ha straordinarie similitudini a quella che Eric Dodds chiamava age of anxiety, i primi secoli in cui la nuova credenza cristiana penetra nell'impero romano e si fonde con il pensiero greco. Era quella l'era della disillusione sulle sorti della romanità, della violenza ordinaria anche come spettacolo, delle epidemie terribili alimentate dalla multietnicità e dai movimenti di popoli. Un filosofo di moda fra i ragazzi nel mondo anglosassone ? David Benatar .


Ecco, ho fatto tardi. Questi elencati sopra sono solo alcuni dei motivi del vaticinio annunciato all'inizio. Tutto ritorna. Fra qualche decennio la sessuofobia non sarà più motivo di vergogna e la considerazione della sessualità che avevano gli antichi tornerà attuale. Perché io condivida la bassa considerazione della sessualità è invece un'altra faccenda, per un'altra volta. Sono ascetico io, non voglio divertirvi troppo e tutto insieme, per giunta :-D

un caro saluto a tutti.
 
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view post Posted on 26/1/2014, 01:09
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Grazie Paolo, e, come puoi ben immaginare, ci sarà bisogno di più di qualche giorno per meditare una replica adeguata e magari documentata. Ma è ovviamente un piacere che si possa accendere almeno per un po' un confronto su questi temi tutt'altro che solo divertenti, ma davvero importanti. Alla prossima allora, prima cerco di capire bene e leggere qualcosa dei riferimenti che hai dato. Ciao.

Edited by Institor - 26/1/2014, 13:11
 
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platov
view post Posted on 10/3/2014, 19:20




Ho appena avuto notizia che finalmente è uscito il mio studio sulla pornografia di massa e ho il tempo, finalmente, di poter riprendere le discussioni in questo forum, a partire, con parecchio piacere personale vista la convergenza degli interessi, da questo discussione che chiama in causa elementi che, per altra via, mi sono sembrati fortemente connessi: secolarizzazione e diffusione della pornografia nella cultura di massa. Naturalmente il tema della discussione qui non è, strettamente, quello della pornografia tuttavia l'intervento di Paolo1499 chiama nei fatti in causa proprio la cultura di massa che, oggi, è largamente condizionata dalla pornografia. Riassumendo il senso del mio discorso mi sembra difficile che si possa "tornare (?) ad un diffuso disprezzo della sessualità". Non mi risulta che vi siano state età di disprezzo della sessualità (Foucault, come noto, ritiene che la stessa identità personale sia stata costruita abbastanza recentemente dai discorsi sul sesso), non vedo tendenze contemporanee a rinunciare alla sessualità come codice di comunicazione. Se badiamo non ai filosofi ma alle mediazioni culturali, e quindi, ad esempio, non ai principi teologici ma ai manuali dei confessori, la "stretta sessuale" non deriva dai caratteri repressivi del critianesimo/cattolicesimo ma dalle esigenze della nascente borghesia di mostrarsi "seria" e affidabile. Il controllo su mogli/figlie era un elemento determinante per costruire questa affidabilità e solo nel periodo tra il XV-XVI secolo questo elemento determinante acquista un valore, appunto, determinante. E solo per le classi che avevano la necessità di mostrarsi serie ed affidabili. Penso che il contributo della stessa Controriforma sia stato sopravvalutato in tal senso. Del resto il mondoo rurale ha continuato ad avere codici assai più lassisti sino all'800 e le aree protestanti urbane hanno avuto, sino allo stesso periodo, rigidità maggiori di quelle cattoliche. La rivoluzione sessuale, che si è unita al femminismo, ha prodotto una frattura intorno agli anni '50 dello scorso secolo, con avvisaglie nei decenni precedenti (grosso modo anni 1890-1914 e anni '20): questa rivoluzione aveva bisogno di un linguaggio per esprimersi e i codici sono stati quelli della pornografia sotterranea, che diventava man mano meno sotterranea. IL vertice si è avuto con la legittimazione della pornografia con il celebre film "Gola Profonda" che ha sdoganato anche intellettualmente la pornografia. Entrambi i fenomeni, la rivoluzione sessuale e la pornografia, avevano un nemico: le chiese ufficiali: un nemico retorico poiché le posizioni delle chiese stavano mutando, ma la retorica ha una logica propria. Tuttavia l'incontro aveva bisogno di un innesco: questo innesco è stato costituito dalle esigenze del marketing (e quindi dell'industria del consumo), che aveva scoperto che il sesso vende. Cos' la tendenza alla secolarizzazione, quella alla liberazione della donna (uno dei frutti più salienti della rivoluzione sessuale) e le esigenze del mercato hanno trovato un codice espressivo comune che era la pornografia. Difficile, a questo punto, immaginare che in tempi brevi si possa "tornare indietro". Anzi, poiché l'interesse del merecato è la dissoluzione della famiglia, al fine di isolare i consumatori, la valorizzazione della sessualità diventa un'arma potente per questo fine, un'arma irrinunciabile. Semmai, pertanto, la popolarizzazione della sessualità è talmente forte che gli stessi discorsi contrari, di psicologi, moralisti..., non fanno che rafforzarne la presenza.
Certo, sto parlando della sessualità (e della pornografia) come costruzione culturale e simbolica e non come dato naturale. Ho l'impressione che quelli che qui, ad alcuni, sono apparsi come gli equilibrismi di S. Agostino siano originati non tanto dalle ambiguità morali del filosofo ma dalla necessità di costruire un modello di umanità, e di realtà, assai diverso da quello romano pre-cristiano e quindi di doversi barcamenare forse tra esigenze retoriche diverse, forse tra codici che prevedono vari livelli di significanza: una lettura strutturalista di Agostino potrebbe portare un contributo in tal senso.
 
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view post Posted on 9/4/2014, 12:04
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Per non replicare a Marcomenic in modo generico avevo cominciato a leggere alcuni dei documenti a cui rimanda il suo link – documenti provvisti davvero di tutti i caratteri di serietà scientifica che noi vorremmo, “come da regolamento”, anche per i nostri. Io però ho qualche difficoltà a spostarmi dal piano prettamente storico, da cui la discussione era partita, per venire alla stretta contemporaneità, a cui vedo sono dedicati gli studi di Marco. E questo per una ragione semplice, anche se difficile invero da mettere in due parole, riguardante gli stessi mezzi concettuali di cui ci si continua a servire per procedere su questi temi.

Provo a spiegarmi. Quando noi guardiamo al passato, possiamo anche essere attratti e colpiti da tante individualità con tratti assai spiccati (e Sant’Agostino è un caso esemplare), ma di fatto l’unica cosa che per tradizione riconosciamo e comprendiamo è innanzitutto l’opera dei grandi Soggetti collettivi che sono hegelianamente i veri protagonisti delle vicende storiche. Lo stesso cristianesimo dei primi secoli è esemplare al riguardo; sorto come risposta del tutto individualistica alle angosce interiori dei singoli in quanto tali, e dunque in una prospettiva del tutto edonistica e apolitica (basti pensare al sovrano disinteresse di San Paolo per ogni questione pratica che non riguardasse l’imminente avvento della Gerusalemme celeste), assai presto il cristianesimo diviene istituzione e comincia a proporsi come guida del costume e delle scelte morali in sostituzione dell’ideologia imperiale in disfacimento. In tal modo la stessa attenzione per le esigenze strettamente individuali di salvezza dal dolore e dalla morte, finisce sempre più per essere subordinata alla necessità di mantenere in piedi un qualche ordine politico collettivo.

Così per esempio - come si diceva nei precedenti post sulle concezioni morali di Agostino a proposito del matrimonio - rispetto alla stessa ricerca di “purezza” individuale, funzionale all’individuale salvezza, finisce per prevalere il ruolo del matrimonio come cellula fondamentale della gerarchia sociale, così che anche la sposa più timorata doveva finire per sottostare ad una condotta sessuale depravata del coniuge, pur di non mettere a repentaglio il legame matrimoniale. Si continuava pur sempre a blandire la speranza edonisticamente individuale nei godimenti della città celeste, ma oramai le esigenze della Città terrena e della sua sopravvivenza erano non meno importanti e per molti aspetti oramai prevalenti anche per la stessa Chiesa.

Così in tutta la storia successiva, sui singoli individui e sulle loro pulsioni individuali si sono sempre imposti come del tutto preponderanti le costrizioni e i vincoli delle grandi soggettività collettive. In conseguenza anche le analisi e le interpretazioni di tali vicende hanno potuto giustamente essere assai più di tipo storico-sociologico che di tipo psicologico e meno che mai biologistico, i cui abbozzi, nei pochi tentativi seri che pure son stati fatti in passato, sono poi sempre stati accolti con totale avversione, da Hegel a Mommsen, da Croce agli strutturalisti.
Sennonché quando veniamo al giorno d’oggi, questa dialettica relativamente semplificata viene meno o comunque non appare più sufficiente. Noi viviamo oramai nell’”epoca del compiuto nietzscheanesimo”, cioè in un epoca in cui nessun vincolo imposto agli individui dalle esigenze dei grandi soggetti collettivi è più accettato pacificamente, almeno in Occidente. L’annuncio della “morte di Dio” era appunto la metafora profetica dell’auspicata fine di ogni costrizione dall’alto sugli impulsi e i desideri della singola individualità, la quale così rivendicava il proprio diritto ad “esprimere sé stessa” in piena e totale libertà. Oggi questa profezia, seppure ritradotta nei modi prosaici e meschini della nostra realtà quotidiana, va effettivamente realizzandosi e nell’ambito della sessualità, come in ogni altro, ognuno di noi considera la propria soggettività come “prius” logico a partire dal quale va giudicato e categorizzato il mondo intero.

Certo proprio per questo ci si lagna continuamente dei condizionamenti che ad essa imporrebbero l’industria di massa, le multinazionali, le ideologie dominanti, i “poteri forti”, etc. etc. ma a veder bene la condizione attuale è remotissima oramai da quella del passato, e le stesse grandi entità collettive, nella misura in cui sopravvivono, sono anch’esse a loro volta sempre più diretta espressione delle nostre soggettività individuali, in una dialettica quantomeno paritaria. Per spiegarmi in termini che spero non appaiano semplicistici, mi chiedo: le mode che oggi vediamo prevalere e che tanto spesso condizionano in modo così totalizzante gruppi di individui, per esempio tipicamente le generazioni più giovani, sono forse realmente espressione di arcane soggettività sovrastanti che le concepiscono a capriccio o per i loro particolari interessi e le impongono con forza palese o subdola, così come avveniva ancora, per esempio, nel conformismo cortigiano dell’”époque classique”, nel perbenismo borghese dell’800 o nei totalitarismi del ‘900? Io personalmente non lo credo.

Posso convenire senz’altro che esistano “centrali” che pianificano certe ventate culturali, certi canoni di moda, ma nel farlo, lungi dal perseguire fini loro propri, in realtà sono in ascolto proprio delle tendenze e dei desideri che nascono dalla massa come pura sommatoria degli individui particolari. Se la sessualità è diventata uno dei massimi business della rete, come Marco anche illustra in alcuni suoi papers, non è perché la grande industria culturale stia perseguendo un suo disegno tracciato a freddo per manipolare o, à la Foucault, per costituire la "natura umana" . In realtà i milioni di utenti che utilizzano la rete per trovare la pornografia a fini di semplice autoerotismo non seguono, a mio avviso, nessuna moda loro imposta. E' invece proprio questo dilagare dell’offerta, che va considerato come l’adeguarsi dell’industria alla richiesta crescente da parte di singoli soggetti che, affrancatisi dai vincoli imposti dall’educazione dei Soggetti collettivi (la Chiesa, la morale borghese, l’esigenza di rispettabilità, etc.), non hanno più remore di sorta a perseguire come fondamentale esigenza propria l’appagamento del proprio principio di piacere individuale, principio che ha una natura puramente biologica e del tutto preculturale.

Analogo discorso potrebbe esser fatto per un altro piacere che, seppur possibile solo in ambito sociale, può essere considerato come eminentemente individualistico e “apolitico” e cioè l’appagamento del proprio narcisismo. Così come per la pornografia, anche in questo caso la rete, come tutta la restante industria, corre a mettere a disposizione tanti piccoli palcoscenici affinché ognuno di noi possa appagare, se anche in modo per lo più minimale e fittizio, il proprio desiderio di protagonismo, di sentirsi per un attimo sotto gli occhi degli altri; desiderio questo (anch’esso nietzscheano “par excellence”) in cui come ognuno vede, ad essere protagonista è il singolo individuo come tale, nella sua singolarità non “parallela” a quella sociale, ma nietzscheanamente “antagonistica” ad essa (come mostra anche l’esplosione di aggressività e suscettibilità così tipica nei socialnetworks).

Insomma, assai probabilmente quella del conformismo imposto dall’alto è semplicemente una sorta di illusione ottica, dovuta al fatto che, come già sostenne Carl Menger nella sua critica allo storicismo, gli individui umani sono psicologicamente e biologicamente tutti eguali e quindi alla fine, pur seguendo ognuno impulsi e tendenze prettamente individuali, visti nell’insieme sembrano formare una massa omogenea quasi vi fosse una sorta di costrizione sovrastante ad uniformarli.

Ecco, se così dovesse essere, non so sinceramente fino a che punto i mezzi concettuali di tipo sociologico con cui noi affrontiamo l’analisi e la comprensione di questi fenomeni sia del tutto adeguata, a meno di non accontentarsi di un approccio puramente descrittivo. Lo stesso riferimento a Foucault è pertinente ma anche limitativo. Egli infatti ha descritto con grande acume (per quanto poi si sia in grado di comprenderlo) in che modo l’”uomo classico” sia stato in gran parte una costruzione artificiale delle strutture di potere; ma quando poi giustamente vede la crisi già in atto di tali strutture – Foucault dell’uomo non sa che annunciare la “morte”, come se davvero dietro l’uomo come costruzione sociale non debba residuare assolutamente nulla. In questo senso effettivamente la “bestemmia” antiumanistica di Foucault perde del tutto il confronto con la parallela profezia nietzscheana, che palesemente aveva voluto sfidare e l’’”ottimismo” di Nietzsche circa la possibilità dell’individuo di liberarsi dai condizionamenti dei soggetti collettivi si rivela assai più lungimirante del “pessimismo” tanto più recente di Foucault.

Che poi - e questo mi sembra davvero lo Hauptproblem del nostro tempo – siffatto uomo, così vitale e tutt’altro che intenzionato a farsi cancellare “comme à la limite de la mer un visage de sable”, non sia affatto il nobile ed elitario kouros della tradizione umanistica e filosofica cui ancora faceva riferimento il superomismo letterario e retorico di Nietzsche, ma siano piuttosto i milioni di piccolo-borghesi metropolitani sempre più svuotati di coscienza civile, alla ricerca dell’appagamento egotico ed isterico del proprio individuale Lustprinzip - è una conseguenza per la quale, non che Nietzsche o Foucault, ben pochi pensatori dell’oggi sembrano darci armi sufficienti di comprensione e di educazione.

In conseguenza mi sembra che per approfondire ulteriormente il senso dei fenomeni sociali che andiamo osservando attorno a noi, oramai non basti più il solo approccio sociologico-descrittivo (che mi sembra sia quello prevalentemente utilizzato da Marco), ma si dovrebbe operare in parallelo anche una sorta di “riduzione” in direzione di una psicologia di tipo naturalistico.
Vorrei precisare che non sto alludendo alla cosiddetta “evolutionary psychology” (richiamata da Paolo) ed alle sue semplificazioni spesso banalizzanti se non grottesche; essa anzi mi sembra per parte sua un tentativo totalmente fallito d’un approccio naturalistico all’uomo, utile tutt’al più per comprendere come –non- procedere. Ma devo dire che sempre più si sente il bisogno che un tentativo del genere si rinnovi con migliori concetti, proprio per fornire al discorso sociologico, che resterà sempre indispensabile, quelle basi oggettive di cui il sociologismo tradizionale troppo poggiato sulla propria “struttura assente” ha sempre creduto di poter fare a meno. Se Nietzsche si è rivelato veramente il profeta del nostro tempo, penso che anche la scienza debba per parte sua adeguarsi a questo progresso, ammesso - e non concesso - che tale possa esser considerato.
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Edited by Institor - 10/4/2014, 11:43
 
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platov
view post Posted on 19/4/2014, 11:11




Anche io ci ho pensato un po' e proprio questo rende piacevole l'esser qui a discutere: un piazza dove ci si ritrova proprio per il gusto di dialogare.
Mi sembra che due siano i punti di divergenza fondamentali tra la mia posizione e quella di Istitior. Il primo appartiene alla questione, tra storicisti e antistoricisti, della dimensione di una natura umana universale e preculturale. Ho idea che la scelta personale relativa a questo tema sia prefilosofica e per quanto discuterne non sia mai vano in definitiva si rischia di ripetere cose dette e lette infinite volte. Se esiste una dimensione biologica e universale, sia essa "il principio del piacere individuale" sia essa una struttura psichica costante (ma dal mio punto di vista storicista anche una struttura trascendentale in fondo sarebbe la stessa cosa) allora la capacità di plasmazione della cultura ha dei limiti e il soggetto ha la prima e forse anche l'ultima parola. Se invece lo stesso soggetto è un prodotto culturale, mia posizione, allora ha tanta parola quanto la cultura condizionante gli concede nelle varie situazioni storiche. Qui si tratta di opzioni personali e, immagino, probabilmente prefilosofiche. Poco male.
Per spiegare la mia, in relazione al mio intervento precedente, sono partito in fondo da posizioni gramsciane e, senza immaginare che ci siano centri "occulti", ho provato un'analisi descrittiva (su questo concordo) dei modi con cui le rappresentazioni, i modelli e i codici circolano tra le classi e siano utilizzati per disegnare il mondo. Si può pensare diversamente: una delle prime studiose americane che si sono occupate della pornografizzazione della cultura, McNair, parla di "democraticizzazione del desiderio", una proposta simile a quella di Institor. Sono più pessimista a riguardo ma magari ciò deriva dall'opzione di cui sopra.
La seconda divergenza riguarda Nietzsche. Anche qui temo di esser più pessimista. Scrive Institor: "Noi viviamo oramai nell’”epoca del compiuto nietzscheanesimo”, cioè in un epoca in cui nessun vincolo imposto agli individui dalle esigenze dei grandi soggetti collettivi è più accettato pacificamente, almeno in Occidente. L’annuncio della “morte di Dio” era appunto la metafora profetica dell’auspicata fine di ogni costrizione dall’alto sugli impulsi e i desideri della singola individualità, la quale così rivendicava il proprio diritto ad “esprimere sé stessa” in piena e totale libertà. Oggi questa profezia, seppure ritradotta nei modi prosaici e meschini della nostra realtà quotidiana, va effettivamente realizzandosi e nell’ambito della sessualità". Non mi sembra sia questa l'epoca di un compiuto nietzcheanesimo, della compiuta morte di Dio, della fine delle costrizioni imposte dall'alto. MI sembra l'epoca, completamente contraria ad ogni profezia nietzcheana, della pressoché totale interiorizzazione del potere, della costruzione continua di divinità effimere che non scompaiono mai ma risorgono sotto altre forme, della mercificazione di ogni espressione di se stessi. Lungi dallo sparire la Ragione strumentale si è potenziata infinitamente riducendo la libertà alla scelta tra i prodotti di un supermercato, la cultura allo spettacolo, la vita alla tecnica. Nietzsche è profetico, ma al modo di Casandra. Non l'oltrepassamento dell'esistente ma il relativismo estremo, che dissolve il vero nell'ultima moda, mi sembra l'esito nichilista del nostro tempo (Adorno, Marcuse...). Come dice Institor, l'uomo intenzionato a non farsi cancellare è costituito di fatto dai: "milioni di piccolo-borghesi metropolitani sempre più svuotati di coscienza civile". Ci aspettiamo da questi "svuotati", che "non hanno più remore di sorta a perseguire come fondamentale esigenza propria l’appagamento del proprio principio di piacere individuale" la possibilità di affrancarsi "dai vincoli imposti dall’educazione dei Soggetti collettivi"?
 
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8 replies since 17/1/2014, 15:25   1193 views
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